Slow Wine Guida 2025 – Friuli Venezia Giulia e Slovenia
La più grande degustazione dell’anno
19 Ottobre 2024
SuperstudioMaxi
Via Mocucco, 35
Milano
www.slowfood.it/slowine/
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Con immenso piacere anche quest’anno sono stato a Milano per la Degustazione di Slow Wine 2025, da parte mia posso dire che mi è piaciuta assai. Ho degustato circa 140 vini, su facebook ci sono i miei migliori assaggi, ecco i primi dieci ecco gli altri dieci, intanto qui continuo con i premiati per regione a cura dello Slow Wine, eco a voi il Friuli Venezia Giulia e Slovenia.
Non potendo commentare tutti i vini per le impostazioni degli elenchi messi dallo Slow Wine sceglierò dall’elenco tre vini (non me ne vogliano gli altri) per regione, qui mi è molto difficile perché ci sono tanti vini che mi piacciono tantissimo, ecco i tre miei migliori:
Zidarich – Carso Vitoska 2021 (Benjamin, oggi affiancato anche dal figlio e da tutta la sua famiglia, non smette mai di stupirmi. Questa Vitoska 2021 mi piace tantissimo, ancora di più di altre volte)
Damijan Podversic – Collio Ribolla Gialla 2020 (una famiglia fantastica che produce vini super fantastici. Se avessi i soldi ogni anno comprerei un cartone di tutti suoi vini. Applausi scroscianti)
Le Due Terre – FCO Bianco Sacrisassi 2022 (tra i migliori vini degustati a Milano, lo leggerete anche nell’elenco sopra. Un vino piacevole da subito, ma anche dotato di forza gustativa notevole)
A seguire ecco il commento da parte della redazione sulla regione Friuli Venezia Giulia e Slovenia:
A volte il Friuli Venezia Giulia e la Primorska possono sembrare un pozzo senza fondo. Questo perché la cinetica del movimento, se consideriamo la nascita di nuove aziende, i passaggi di mano, gli investimenti imprenditoriali e soprattutto le vignaiole e i vignaioli giovani che si mettono in gioco e decidono di percorrere una propria strada, è impressionante, e non così semplice da seguire. A complicare ulteriormente il quadro, perlomeno per chi come noi ogni anno tenta di fare il punto e costruire una narrazione coerente sul vino di queste zone, c’è il gran numero di sfaccettature territoriali e produttive significative, se non storiche e consolidate. A voler trovare un filo rosso che tiene tutto insieme, snodandosi al di qua e al di là del confine, abbiamo una sola cartuccia da sparare: l’emergere dell’impronta territoriale al di sopra di quella varietale. A dire il vero è un tema che abbiamo già affrontato anche in altre edizioni della nostra Guida, e tuttavia è doveroso rimarcarlo, perché ogni anno ci sembra che si stia facendo un passo in avanti. Più vini di territorio e meno vini di varietà, insomma, e non è una questione legata alla scelta di realizzare etichette frutto di blend o, al contrario, rimanere sui monovarietali. L’impressione, casomai, è che i vini sinceri, quelli che cerchiamo di valorizzare tra queste pagine, abbiano sempre di più una riconoscibilità. E questo, ci sentiamo di dirlo senza timidezze, è un bene, perché è un segnale di maturità. Emblematico, in questo senso, è il percorso del Collio, della Brda, dell’Istria slovena e perlomeno della parte collinare dei Colli Orientali del Friuli: al di là delle divisioni statuali e consortili, si fa largo tra i produttori una consapevolezza nuova, che si traduce poi nel bicchiere e ci restituisce, appunto, vini sempre più territorialmente identitari. Sarebbe l’ora di lavorare in modo approfondito su dei progetti di zonazione, come già è stato fatto in altre parti d’Italia.Un po’ diverso è, forse, lo stato dell’arte per ciò che riguarda il Carso e il Kras: qui l’unicità pedoclimatica delimita e costruisce già da sé l’unicità e la riconoscibilità territoriale dei vini, che peraltro hanno spesso raggiunto livelli qualitativi strabilianti. Tutto è più complicato nelle zone di pianura, dove l’approccio produttivo ci sembra più difficilmente riconducibile a matrici comuni. Ancora un’osservazione: le visite e le degustazioni di quest’anno ci hanno restituito un Friuli Venezia Giulia e una Primorska in cui dominano, in termini qualitativi, le uve a bacca bianca (malvasia istriana in primis), interpretate in chiave macerativa o meno. Sul versante a bacca nera riconosciamo la grande potenzialità dei vini a base degli autoctoni refosco, terrano e schioppettino, perlomeno, ma ci sembra che ancora manchi una massa critica capace di generare un significativo scatto in avanti.