Slow Wine Guida 2025 – Valle D’Aosta
La più grande degustazione dell’anno
19 Ottobre 2024
SuperstudioMaxi
Via Mocucco, 35
Milano
www.slowfood.it/slowine/
www.ilgourmeterrante.it
www.codivin.com
www.vinointorno.it
www.izziliquori.it
Con immenso piacere anche quest’anno sarò a Milano per la Degustazione di Slow Wine 2025, sabato 19 ottobre 2024.
Non potendo commentare tutti i vini per le impostazioni degli elenchi messi dallo Slow Wine sceglierò dall’elenco tre vini (non me ne vogliano gli altri) per regione.
Scegliere tre vini da questo piccolo elenco mi è difficile, allora torno alla guida dell’anno passato per scegliere vini che poi leggerò anche quest’anno. Eccoli:
Elio Ottin – Valle d’Aosta Petite Arvine Nuances 2022 (mi piace tutto di questa azienda, che è stata la mia azienda dell’anno per l’anno 2023)
Lo Triolet – Valle d’Aosta Pinot Grigio 2022 (un vino che mi è sempre piaciuto)
La Vrille – Valle d’Aosta Chambave Muscat Flétri 2022 (un vino dolce che è un’ottima certezza)
Potrete incontrare le Cantine premiate e assaggiare i Top Wine della Valle D’Aosta durante la degustazione che si terrà a Milano il 19 ottobre 2024.
Acquista qui il tuo biglietto!
Il costo dell’ingresso è di 49 euro (39 euro per i soci Slow Food e i soci Fisar) e comprende anche una copia della guida Slow Wine 2025. Dalle 14 alle 20 negli ampi spazi del Superstudio Maxi, in via Moncucco 35, troverete i banchetti di assaggio con la presenza diretta dei produttori: in definitiva ci saranno più di 800 vini da assaggiare, per la gioia di ogni palato.
A seguire ecco il commento da parte della redazione sulla regione Valle D’Aosta:
Doveroso aprire questa introduzione con il ricordo di Gualtiero Crea: il 10 maggio 2024, dopo una rapida e fulminante malattia, questo valente vigneron ci ha lasciati. Abbiamo perso uno dei leader della viticoltura valdostana, con la sua azienda Les Granges premiato più volte con la Chiocciola, i cui vini ci hanno sempre sorpreso e colpito per espressività e per la diretta riconducibilità a una visione assolutamente personale. Il panorama della piccola regione tra le montagne ha perso sicuramente un personaggio che ha solcato percorsi mai esplorati prima, portando avanti idee innovative e fuori dal coro. Ci piace pensare che la sua eredità possa essere utilizzata e rinverdita, e fungere da traino per un ulteriore sviluppo della viticoltura valdostana. Come nel resto d’Italia, anche la Valle d’Aosta sta affrontando il cambiamento climatico in atto: se in passato l’aumento delle temperature era stato salutato quasi con gioia, perché consentiva di ottenere maturazioni migliori su alcune tipologie autoctone, a oggi la situazione pare creare più di qualche difficoltà per la viticoltura, in particolar modo nelle zone non raggiunte dall’irrigazione di soccorso. A un 2022 bollente e siccitoso, ha fatto seguito un 2023 iniziato con alcune problematiche legate a un eccesso di precipitazioni (ricordiamoci che stiamo parlando della Valle d’Aosta, una tra le regioni meno piovose d’Italia) e proseguito poi con temperature fuori dall’ordinario. Ne è venuta fuori, tuttavia, una vendemmia quasi “classica”, almeno stando agli assaggi svolti, che hanno messo in evidenza vini concentrati e dal profilo sapido molto incisivo. Questo 2024 è, invece, partito male dal punto di vista agronomico, con piogge costanti e temperature medie che hanno favorito il proliferare della peronospora e un aumento esponenziale degli interventi in vigna al fine di fermare la malattia, con conseguenti, ineludibili cali di produzione. Sul fronte aziendale non registriamo particolari variazioni in termini quantitativi e assistiamo a un lento ricambio generazionale; un passaggio che non sta invece avvenendo nelle cantine cooperative, che stanno fronteggiando il problema con strategie diversificate volte a non perdere il patrimonio vitato dei soci conferitori. Continua il lento ma costante aumento della superficie vitata, focalizzata sui vitigni autoctoni, e finalmente arrivano nei nostri calici i primi risultati del nebbiolo piantato nella media valle, con risultati di sicuro interesse e da monitorare ulteriormente in futuro. Insomma, dopo anni di crescita continua, a tratti esplosiva e quasi faticosa da seguire, ci pare che la Valle d’Aosta abbia trovato un suo nuovo equilibrio. Sarà importante capire come i vigneron reagiranno alle nuove sfide climatiche, dovendo necessariamente abbandonare il “si è sempre fatto così” e trovare soluzioni nuove, anche del tutto diverse rispetto al passato.