Josko Gravner
Località Lenzuolo Bianco, 9
Oslavia (Go)
www.gravner.it
L’emozione di venire a visitare questa azienda è salita il giorno in cui Mateja Gravner e la mia amica Liliana Savioli hanno confermato il giorno e l’orario per la visita. Nei giorni a seguire ogni tanto mi tornava al pensiero questo 31 Luglio, ore 11,00. Non avevo visto il sito, non ho voluto sapere nulla di come era e di che mi potevo aspettare da Gravner, volevo che tutto fosse una sorpresa. Arrivammo puntuali, come era giusto che sia, ad aspettarci una radiosa, come sempre d’altronde, e sorridente Mateja. “Queste ore resteranno indelebili nella mia vita”, pensai.
Dopo le presentazioni ci dirigemmo verso le vigne in auto: 15 ettari di Josko Gravner, 13 di proprietà e 2 in affitto. Arrivati nel corpo principale dei vigneti, Mateja scese per rimuovere la protezione per i cinghiali in grado di entrare anche di giorno, sempre e comunque per far danni. Parcheggiammo vicino a un tavolo di legno, sotto una pergola, salimmo di poco su un montarozzo mentre il vento ci allietava il momento. Scattai foto ad alcune anfore in disuso, mentre Mateja ci raccontava i vigneti, di come e quando viene raccolta l’uva, di come e quando si fanno i lavori in vigna, di come e quando è iniziata la biodinamica con i preparati di Carlo Noro e la consulenza di Michele Lorenzetti, di come e quanto è bello e tutto perfetto qui… aggiunsi io.
Andammo via soddisfattissimi di ciò che avevamo visto, a iniziare dai pochi grappoli di uva presenti in ogni pianta, in ogni alberello, appena circa mezzo chilo per pianta. Un’ultima foto in gruppo tra le vigne prima di prendere la strada per la cantina. Scendemmo nel piazzale antistante la cantina, ogni angolo di quel luogo era bello da osservare, da capire, da godere. Ancora anfore, penso appena arrivate, ancora imbracate per il trasporto e Mateja ce le spiegò in maniera dettagliata. La nostra curiosità non aveva limiti.
Entrammo in cantina, apparentemente minimale nei contenuti, ma con tutti i meccanismi per condurre un lavoro alla perfezione. Scendemmo nella sala delle anfore sotterrate, con una voglia di fare mille domande, ma Mateja sembrava leggermi il pensiero e ci raccontò tutto in maniera semplice e dettagliatissima. Ero affascinato da tutto, persino dalla sedia utilizzata dagli operai per tirare su la vinaccia quando si toglie il vino dalle anfore, sistemata in una posizione tale da rivolgersi verso la luce positiva. Non sarei mai uscito da lì, sarebbe stato bello assaggiare dall’anfora i vini ancora in affinamento, ma andammo avanti perché c’era tanto ancora da vedere.
La cantina era ricca: troncoconici, botti grandi e qualche barrique di una volta rimaste solo per appoggiare le piccole rimanenze. Il bello era leggere i cartelli che attaccati alle botti, segnalavano le annate dal 2010 al 2016. Ciò mi fece capire che con il tempo deciso da Josko, i vini, in particolare la Ribolla, diventano più buoni. Finimmo la visita con l’impianto di imbottigliamento e il deposito dell’imbottigliato e andai via compiaciuto di sapere che il vino si può fare in tanti modi, ma quello di Josko e la sua famiglia, è di un’altra categoria. Sapevo della sua grandezza, come tutti del resto, ma toccarlo con mano è stato davvero notevole.
Andammo in sala degustazione, l’acqua e i bicchieri a marchio Gravner erano lì ad aspettarci:
- Bianco Breg Venezia Giulia IGT 2008, da uve Sauvignon, Pinot Grigio, Chardonnay e Riesling Italico. Dopo una lunga macerazione in anfore georgiane interrate, fermenta con lieviti indigeni e senza controllo della temperatura. Dopo la svinatura torna in anfora per circa cinque mesi, per poi iniziare l’affinamento in botte grande di rovere, dove resta per circa sei anni. Avessi i soldi necessari, comprerei almeno un cartone di questo vino ogni anno. Purtroppo per me però il Bianco Breg arriverà fino all’annata 2011, poi non verrà più prodotto. Era ancora chiuso e non avevamo il tempo di aspettare la sua apertura, quindi lo considerai già di gran buona beva con profumi da far impazzire a descriverli per come cambiava nel bicchiere attimo per attimo. Lo degustai con calma e con piacere, un gran buon vino il Bianco Breg di Josko Gravner (88+);
- Ribolla Venezia Giulia IGT 2009, uve Ribolla 100%; stesso, medesimo procedimento del Bianco Breg, per macerazioni, fermentazioni e affinamento. Rimasi colpito da questa Ribolla (averci i soldi, pure qui un pensiero ce lo farei…). Chiesi a Mateja: “Avete cambiato qualcosa rispetto alle Ribolla di fine anni ‘90, inizio duemila?”. La risposta fu molto soddisfacente: “Abbiamo capito che bisognava aspettare almeno due anni in più”. Eccola la grande Ribolla di Josko Gravner! Non ti staccheresti mai il bicchiere dalle mani, sia per annusarla che per degustarla, davvero un grande vino (94);
- Vino rosso Breg 2005, da uve Pignolo 100%, stesso modo dei due bianchi per macerazioni, fermentazioni e affinamento, solo un anno in meno di affinamento in botte grande. Un vino di una forza impressionante, con profumi intensi, piacevoli e che all’assaggio si impettisce, sembra quasi che ti parli. Ancora giovane, ma gradevole. Se mi capiterai a tiro, caro Breg, sarai mio! (91+).
Le cose belle come al solito finiscono presto, ma sono destinate a restare nei ricordi più graditi. Comprammo le due bottiglie di bianco per goderceli in un ristorante vicino alla cantina, insieme a carne, formaggi, verdure. Puoi abbinarli con tutto, tanto vini così sono buonissimi a prescindere da ciò che si mangia.
Grazie ancora Mateja e a presto… magari con Michele la prossima volta.
Pasquale Pace Il Gourmet Errante e Gianluca Ciotti.
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