Balter produrre spumanti e non solo in un posto davvero fantastico

0

Az. Agricola Balter
Via Vallunga II, 24
Rovereto (Tn)
www.balter.it

Ristorante Tre Roveri
Via Vallunga II, 38
Rovereto (Tn)

Si parte da Trento puntualissimi, felici di andare incontro a una bella e buona giornata. Le indicazioni su google maps sono sempre chiare (anche se, a volte, qualche dubbio viene lo stesso), si lascia la SS 12 prima di arrivare a Rovereto per poi salire tra strade strette e incroci, tra vigne di ogni tipo. “Staremo mica sbagliando strada?”, vien da pensare, ma la bellezza circostante ci stimola a salire ancora.

Finalmente e in perfetto orario si arriva. La proprietà si annuncia con una bella insegna con vista su una torre merlata: la torre del Cancelliere, costruzione del ‘500. Entriamo e nel seguire la strada bianca ammiriamo le vigne bellissime, circa 10 ettari di proprietà, contornati da un bellissimo muretto a secco. Sembra di essere in un grande clos. Le montagne innevate intorno fanno di tutto questo un luogo magico, mi piace tantissimo.

Il tour dell’azienda inizia da una postazione sul muro di fronte alla torre principale. Da qui i vitigni sono davvero stupendi. Clementina dopo averci accolto con la sua meravigliosa bimba ci lascia al suo papà Nicola. Inizia a raccontarci un po’ di storia e poi ci fa vedere i vigneti per categoria, quindi: Chardonnay e Pinot Nero per i loro spumanti, Sauvignon e Gewurztraminer per i loro bianchi, per finire Lagrein, Merlot e Cabernet Sauvignon per i loro vini rossi. Non andrei via mai da questa torretta, i miei occhi si perdono nell’orizzonte.

Scendiamo a visitare i locali: la ex stalla, il fienile, la sala riunioni, tutte organizzate per essere sfruttate nella maniera più consona possibile ai nostri giorni. Scendiamo ancora, stavolta in cantina passando per una bella scala in pietra. Essenziale, per lavorare con comodità e ottimizzare le operazioni. Ascoltiamo ancora Nicola Balter, bello ed entusiasmante nei suoi racconti, ma non vedo l’ora di andare a degustare i suoi vini, ma anche di Clementina e Giacomo. Saliamo stavolta ed entriamo in un’altra sala, la sala degustazione. I vini non sono pochi:

 

  1. Brut Trentodoc, 100% Chardonnay, è un blanc de blanc, lo spumante di entrata dell’azienda, uno dei miei brut di riferimento. Mi piace tanto, lo prendo in considerazione quando sono al ristorante, per il rapporto qualità prezzo, anche oggi mi ha entusiasmato come sempre. Piacevolezza assoluta per un gran buona “bolla” brut italiana.
  2. Brut Rosé Trentodoc, Pinot Nero e Chardonnay. Gran bel rosé, sia per colore che per beva; in cantina ho la sensazione che i vini siano ancora più buoni.
  3. Riserva Trentodoc, 80% Chardonnay, 20% Pinot Nero, circa 60 mesi sui lieviti, pas dosé millesimato 2011. Non è la prima volta che lo degusto (lo bevo da quando è uscito sul mercato) ed ogni volta mi è sempre piaciuto. Oggi ne percepisco l’evoluzione giusta. Una grande riserva di Trentodoc.
  4. Sauvignon 2016, 100% Sauvignon. Scordatevi i classici Sauvignon, questo è un’altra cosa. Ricordo l’annata 2014, un vino stupendo, ma questo non è da meno: lo abbino con lo speck e con i formaggi che sono al tavolo. E’ schietto, proprio come me. Infatti lo riprendo.
  5. Gewurztraminer 2016, 100% Gewurztraminer. Era da tempo che non sentivo un Gewurztraminer così buono: gli zuccheri non sono eccessivi, non disturbano affatto e tutto è in equilibrio. Davvero interessante.
  6. Lagrein-Merlot 2015. Prevalenza di Lagrein per marcare il territorio e una parte minore di Merlot per dare morbidezza. Un vino piacevole, abbastanza definito, ma che vorrei risentire in futuro.
  7. Cabernet Sauvignon 2015, 100% Cabernet Sauvignon. Nasce da una passione del padre Franco, il papà di Nicola, ed è il primo vitigno piantato in azienda con barbatelle importate dalla Francia, il primo vino prodotto dall’azienda nel 1990. Un Cabernet Sauvignon non pesante, piacevole nell’accompagnare il formaggio e lo speck della colazione.
  8. Barbanico 2016, da uve Lagrein (per la maggior parte), Merlot e Cabernet Sauvignon.

Appena imbottigliato, ancora senza etichetta, lo ricordavo molto più scorbutico; lo consiglio a chi lo ha amato come il mio amico Mario Travaglini. Padre e figlia discutono sulla sua uscita sul mercato (a breve oppure all’inizio dell’autunno). Personalmente, al primo impatto ho pensato che fosse pronto, poi riassaggiandolo mi sono ricreduto e che passare l’estate in bottiglia possa fargli solo che bene. E’ già promettente, ma per farlo diventare un ottimo Barbanico serve ancora del tempo.
Il nome di questo vino è stato dato da Franco in onore dei suoi due figli, Barbara e Nicola. Il vino è stato prodotto prima della costruzione della cantina. Ad un certo punto ho visto Nicola agitarsi e poi allontanarsi da noi, come se stesse cercando qualcosa. Io, Clementina e Polin ci chiedevamo il perché di tanta apprensione, ma poco dopo l’arcano è stato svelato: Nicola torna da noi con la prima bottiglia prodotta da suo padre, il Barbanico 1979. Quale onore! Ho ancora il tremolio nelle mani al pensiero. Che giornata fantastica!

  1. Barbanico 1979, non si ricordano le percentuali di quell’anno. L’apertura della bottiglia è emozionante, anche l’odore del tappo. Versare il vino è magia. Sono gesti normali di questo lavoro, ma quando si parla di storia di un’azienda, si suona un’altra melodia.

Il colore, un po’ aranciato lascia comunque ben sperare; dopo una decina di minuti, infatti, si ravviva. Profumo inebriante, il sapore interessante… tanto interessante che tra un’impressione e un’altra la bottiglia ce la finiamo, o quasi. Vino di grandi emozioni, da ricordare per anni e anni ancora. Grazie a Nicola per averci onorato di tale bottiglia.

Siccome le belle giornate non finiscono mai di stupire, Nicola ci invita a pranzo. Il locale è una sorpresa: un ristorante di pesce a Rovereto, a due passi da loro, a circa 450 metri di altezza. Il ristorante si chiama Tre Roveri. Padre originario del Cilento, sposatosi qui, propone cucina cilentana e quindi, per la maggior parte, a base di pesce. Senza descrivere il tutto dico solo: otto piatti di pesce, tutti da ricordare, in particolar modo la frittura, leggera, croccante, per nulla oleosa. Unico appunto che faccio è di non servirla più con l’insalata alla base. Poi il gamberone ai peperoni (una novità), la pezzogna con le cipolle (piatto ghiottissimo), melanzana al pomodoro con il pesce in mezzo (molto casalinga), l’insalata di mare (pesce talmente tenero da sciogliersi in bocca), i calamaretti alla griglia con patate “truccate” per un finale da applausi. Il tutto accompagnato dal Brut e il Sauvignon di Balter. Per finire un gelato al cioccolato e caffè accompagnato da doppio caffè, poi battute, risate e gioia vera.

Ci salutiamo tutti e torniamo in cantina per ammirare ancora lo splendore di un’azienda tra le più belle visitate negli ultimi tempi (e non solo). Un grandissimo grazie a Nicola e a Clementina, una giornata da ricordare a lungo… anche per sempre. 

Pasquale Pace Il Gourmet Errante e Gianluca Ciotti 

Pasquale Pace
Share.

Leave A Reply