Terra Madre
Salone del Gusto 2018
#foodforcharge
20-24 settembre 2018
Torino
www.salonedelgusto.com
Non sono mai stato a Torino, tanto meno al Salone del gusto di Terra Madre.
Ne avevo letto un articolo una decina di mesi fa e ne rimasi stregato, controllai quindi le date realizzando che questo settembre sarebbe caduta la prossima edizione: decisi così di prendere immediatamente i biglietti del treno. Raramente ho fatto scelte così repentine.
Il format mi è piaciuto da subito.
Riunire in luogo solo più culture, cibi diversi ed altre etnie legate da un fil rouge che è quello dello slogan #FoodForChange mi ha rapito, così come tutta la filosofia dello Slow Food.
Dopo mesi di attesa è arrivato finalmente il giorno della partenza!
Con la freccia in poche ore siamo arrivati a Torino e giunti in stazione siamo corsi in hotel per posare e disfare le valige. Di corsa siamo andati al Lingotto Fiere (è dove si è svolta la manifestazione), non potevamo perdere tempo: eravamo euforici!
Appena aver fatto i biglietti a prezzi veramente popolari (10 euro al giorno, 25 euro per l’intera settimana, 5 euro per l’ingresso serale dalle 18.00), si viene accolti da una vetrata immensa con i saluti in tutte le lingue più parlate nel mondo. All’interno un caos di voci incredibile. Mille e più persone che passavano da uno stand all’altro per mangiare! Quale atto meraviglioso quello di mangiare qualcosa, di assaporare un prodotto che sa sicuramente raccontare un luogo, che sa raccontare una storia.
All’inizio mi sono sentito un po’ spaesato: troppo grande il posto. L’Evento era suddiviso in tre padiglioni immensi. I primi due dedicati alla cucina e al Food and beverage italiano, divisi per regione. In ogni regione si aveva la possibilità di assaggiare i prodotti, di acquistarli e in caso anche di seguire delle degustazioni guidate (a volte a pagamento) di vini o di prodotti locali.
Il terzo ed ultimo padiglione, “l’Oval”, era dedicato al cibo del resto del mondo. Prodotti mai visti, spezie fantastiche e profumi nuovi ci hanno accolto (oltre ad un’aria condizionata da freezer).
E abbiamo iniziato a girare come trottole!
Andare su, andare giù, e ancora su. Ogni volta trovavamo qualcosa di nuovo non visto 10 minuti prima. Assaggiare nuovi cibi e parlare con produttori provenienti da un altro continente è molto costruttivo. Certo, a volte ci si imbatteva in qualcosa di “particolare”, non proprio per tutti i palati. Ho provato una bevanda energetica estratta dalla cottura e infusione di un fiore che veniva spacciata come energizzante. Ricordo che a dare la scossa di energia era il suo saporaccio; da consigliare ad una persona particolarmente antipatica. Poco e niente i prodotti mangiabili. diciamo che per lo più si trattava di sementi, thè e tisane da infusione! Tanti mieli e formaggi. Questo è dovuto al fatto che, probabilmente, portare qualcosa di vegetale, proveniente da migliaia di km di distanza, sarebbe risultato alquanto scomodo. Ho provato, però, in compenso, il miglior caffè alla moka della mia vita, e non era napoletano! Veniva dall’India.
Terra Madre è questo: un crocevia nel quale si incontrano altri paesi del mondo, tutti con un obbiettivo! Produrre prodotti buoni, puliti e giusti.
Buoni perché sono effettivamente buoni. Coltivati, o lavorati, per creare un prodotto che sia gustoso e mangiabile.
Pulito perché rispetti la natura, che non inquini utilizzando prodotti tossici ma al contrario impiegando prodotti naturali, partendo già dalle sementi.
Giusto perché il fine ultimo non deve essere esclusivamente quello del denaro! Giusto perché non si guadagni sulle spalle dei contadini che lavorano giornate sane per due soldi!
Il Rispetto, è questa la chiave di volta della politica Slow Food. Rispetto per tutto: terra, contadini, venditori, allevatori e compratori.
Il cibo ci fa conoscere una cultura, sa raccontarci molto di un popolo perché, effettivamente, siamo ciò che mangiamo, e tutelare il cibo è, tra virgolette, tutelare i produttori, i quali non riuscirebbero a farlo da soli essendo schiacciati dal mercato.
Oggi stiamo vivendo una situazione tragica sul panorama mondiale. non ci sono più riserve acquifere, i terreni sono secchi e senza più fertilità, il che è normale: dopo anni di pesticidi è difficile ristabilire un equilibrio biodinamico con il terreno.
Si dice che il cibo possa cambiare il mondo. Io lo spero. Intanto noi possiamo iniziare dal nostro mondo, per quanto più piccolo, con scelte consapevoli e in linea con il rispetto ambientale e alimentare. E’ per noi. E’ per tutti.
Andrea Tabolacci
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