Slow Wine Guida 2020
I Vini Slow, i Grandi Vini e i Vini Quotidiani
12 Ottobre 2019
Terme del Tettuccio
Montecatini Terme (Pt)
www.slowfood.it/slowine/
www.ilgourmeterrante.it
www.codivin.com
www.cantinaconforme.it
www.vinointorno.it
In attesa di iniziare a commentare i Vini Slow, i Grandi Vini e i Vini Quotidiani regione per regione della guida dello Slow Wine 2020 ecco l’introduzione di Slow Wine 2020, dieci anni di guida!
Io sto contando le ore che arrivi… oggi siamo a meno 17 giorni.
In questi giorni pubblicherò regione per regione i premiati della guida, ma più che i premiati, voglio dire per una maggior parte i vini che piacciono a me, i produttori che piacciono a me, le persone che vado a trovare nelle loro aziende e quindi via a iniziare a breve dalla Lombardia.
“Dieci anni per una guida dei vini rappresentano un bel traguardo, soprattutto in un mondo che, specie sui social network, da almeno un paio di lustri celebra il funerale del cartaceo. E invece siamo ancora in vita, più in forma che mai, persino un po’ spavaldi. Nella prefazione della nostra prima edizione, Carlo Petrini e Gigi Piumatti scrivevano: «arriviamo a Slow Wine dopo tre, quasi quattro edizioni di Terra Madre, con la costruzione di una rete che ha portato molto in avanti il pensiero e l’azione di Slow Food rispetto al 1987… e da queste esperienze è nata una guida che al proprio centro non ha solo la bontà dei vini, ma che parla di chi li realizza e di come vengono prodotti, di vigneti e di suoli, di naturalità e di agronomia, di vitigni e di metodi di coltivazione, di un futuro sostenibile».
In effetti, l’idea di partenza era molto semplice, spostare l’oggetto della fotografia del vino italiano dal bicchiere roteante sotto il naso di degustatori seriali, ai luoghi e alle persone che contribuiscono ogni giorno a farci arrivare sul tavolo le benedette bottiglie che noi tanto amiamo. Perché se non si conoscono loro, i loro sforzi, i loro traguardi, la loro volontà di modificare il singolo gesto quotidiano per cambiare il mondo della viticoltura, allora ha poco senso bere vino.
Perché a quel punto il vino si trasforma in un’anonima bevanda, succo d’uva fermentato che può regalarci un momento di ebrezza, ma nulla di più. Il vino è altro. È prodotto della terra, legato in modo intrinseco a mamma uva, addirittura al luogo in cui affondano le radici di ogni singola vite, alle persone che si prendono cura delle piante, al modo di interagire dell’uomo con il suo ambiente e, infine, alla maestria e alla sensibilità nel trasformare l’acino in mosto e poi in vino. Ogni singolo passaggio, ogni gesto, ogni scelta presa o non presa modifica e stravolge il risultato nel bicchiere. Per cui che senso avrebbe concentrarsi solo sul calice nel raccontare questo universo? Sarebbe come leggere un romanzo partendo dall’ultima pagina: perderemmo tutto il gusto della conoscenza, dell’incontro con mondi che talvolta solo immaginiamo e che vorremmo tanto visitare.
Riprendendo in mano la guida edizione dopo edizione, scheda dopo scheda, dopo quasi 20.000 recensioni e altrettante visite in cantina ci percorre un brivido lungo la schiena, perché la fotografia scattata nel 2010 e quella del 2019 sono così diverse che stentiamo a metterle a fuoco. Non perché siano cambiati i protagonisti delle nostre storie (molti sono ancora felicemente al loro posto), ma perché è mutato l’approccio sia degli appassionati, sia dei vignaioli.
Dieci anni fa le star erano gli enologi, i macchinari di cantina, i fusti in cui affinava il vino. La vigna, invece, era al margine, l’agronomo e l’agricoltore i reietti: in una fotografia di gruppo, a dir tanto sarebbero stati quelli in terza fila. Gli stessi vigneron che 10 anni fa parlavano di “biofurbi”, disprezzando un’intera categoria, ora spesso hanno cercato e ottenuto la certificazione. Come mai? Perché hanno capito che il mondo sta cambiando, che il vento gira, che la salute della Terra, da istanza trascurabile, ora per fortuna è impellente esigenza comune, e lo sarà sempre di più, perché il Pianeta brucia e tutti hanno il dovere di portare un secchio per tentare di spegnere l’incendio. E ve lo diciamo in tutta onestà, il nostro secchio è Slow Wine.
Sarà un secchio piccolo, ma siamo convinti che il messaggio che vogliamo far germogliare abbia la sua forza: prima l’agricoltura, prima il valore salvifico del vignaiolo custode della fertilità del suolo, poi magari anche il sentore di ciliegia e fragola dentro il bicchiere. E chi ha capito meglio la nostra filosofia siete proprio voi lettori, che in questi 10 anni siete stati i nostri fedeli compagni di viaggio e che, grazie alle vostre scelte in enoteca, al ristorante o nelle cantine italiane, contribuite a far passare l’idea che un vino buono, pulito e giusto sia possibile.”
Giancarlo Gariglio e Fabio Giavedoni
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