Antica Az. Agricola Paolo Bea Vignaiolo
Località Cerrete, 8
06036 Montefalco (PG)
Tel. 0742.378128
www.paolobea.com
info@paolobea.com
A Montefalco, la natura allo stato brado
di Antonella Pompei.
Chi decide di fare il vino quasi sempre sceglie anche quella che i produttori stessi amano definire la “filosofia aziendale”, ovvero lo stile, l’insieme dei principi che regolano e guidano tutto l’iter produttivo. Abbiamo visitato un’azienda “estrema”, la cui filosofia nella produzione del vino è tutta orientata a seguire il corso della natura, interferendo il meno possibile, nella convinzione che “in agricoltura, la natura deve essere: osservata, ascoltata, compresa, mai dominata!”. E’ questa la filosofia dell’azienda di Paolo Bea, oggi guidata dal figlio Giampiero, Vignaiolo in Montefalco (PG), che abbiamo definito estrema, perché lo è, perché qualche volta il vino presenta qualche imperfezione, come un principio di ossidazione o una leggera acescenza, conseguenza naturale e pertanto non sempre evitabile dell’applicazione di un metodo produttivo che va addirittura oltre i dettami della certificazione biologica europea, la quale vieta l’uso della chimica di sintesi in vigna e di addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina. Qui la natura è la grande protagonista: in cantina, ci spiega Sergio Domenici, l’agronomo (non hanno l’enologo, perché il vino lo fa la natura), l’uva fermenta in inox con lieviti propri, senza aggiunta di lieviti selezionati, senza controllo della temperatura e senza addizioni di altre sostanze, eccetto piccole dosi di solfiti, aggiunti ai travasi solo se serve, e senza filtraggio sterile. La cantina è costruita in modo da mantenere costante la temperatura all’interno, e ciò è ritenuto sufficiente. Giampiero Bea prosegue la determinazione del padre in questa strada produttiva, tanto che è presidente e fondatore, nel 2004, di ViniVeri, insieme a Angiolino Maule (Veneto), Fabrizio Niccolaini (Toscana) e Stanislao Radikon (Friuli), un consorzio formato da aziende vitivinicole ed eno-gastronomiche unite dalla volontà di interpretare sempre meglio, ad ogni ciclo produttivo, il procedere della natura, tendendo alla ricerca del miglior equilibrio tra la natura stessa e l’azione dell’uomo. In azienda ci spiegano che questo fa sì che ogni anno si abbiano quantità differenti di uve, a causa dell’andamento climatico stagionale, tanto che spesso non si riescono ad esaudire tutte le richieste, che provengono soprattutto dall’estero: oltre il 70% della produzione è destinata a Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Giappone, Russia, Kazakhistan, Scozia e U.K., Slovacchia, Svizzera e U.S.A. In cantina ed in bottaia abbiamo visto lavagnette con la scritta “vuota” appese a diverse botti, per questi motivi. L’azienda si trova appena usciti dal centro abitato di Montefalco, circondata da uliveti per la produzione di olio – Montefalco è città del vino e dell’olio, e da 11 ettari di vigneto divisi in appezzamenti allevati a sagrantino, il vitigno principe di queste parti, e poi trebbiano spoletino, recuperato da vecchie viti anche a piede franco, grechetto, malvasia, garganega, chardonnay e sauvignon blanc. L’edificio in cui si fa il vino è costruito con interi blocchi di travertino, con aperture e fenditure tra un piano e l’altro, studiate per mantenere aerazione naturale e temperature costanti senza uso di condizionatori, dunque senza inquinare, mentre la graticciaia, anch’essa ideata e progettata da Giampiero, che è architetto, è una sala areata in maniera completamente naturale attraverso una collocazione sapiente delle finestre, dove le uve vengono messe ad appassire su specie di piccoli tavoli di legno che, con le uve sopra, riempiono interamente la sala mentre, a riposo, vengono invece accatastati l’uno sull’altro in modo da formare grandi spirali di legno chiaro che sembrano sculture, una bellezza. Nella bottaia, che è sottoterra, tra il muro di cemento è stata lasciata un’apertura alta circa cinque metri e larga meno di uno, che mostra la terra viva, la stratificazione del terreno, una sorta di carotaggio a vista. Il terreno è argilloso con forte presenza calcarea, con detriti di origine alluvionale perché una volta il lago Trasimeno arrivava fino a qui.
I vini degustati: Santa Chiara Umbria Bianco IGT 2011, 13% , 20% grechetto, 20% malvasia, 20% garganega, 20% sauvignon blanc, 20% chardonnay; ben 20 giorni sulle fecce, una specie di vinificazione in rosso dunque, colore giallo ambrato. Al naso esprime profumi di mela cotogna, miele di zagara e mandarino, che si evolvono in nuance di fichi secchi; seguono note floreali di mimosa, ginestra, fiori di pesco. Di decisa freschezza, morbido, con una scia sapida e minerale in chiusura. Trota arrosto con patate. Arboreus Trebbiano Spoletino Umbria Bianco IGT 2010, 100% trebbiano spoletino: giallo dorato ricco, quasi ambrato, cristallino. Profumi di frutta matura come litchi, albicocca, corbezzolo, carrube, mela delicious, con evidenti note salmastre e ferrose; in bocca è sapido, fresco, di buon corpo ed equilibrato. Rigatoni con guanciale profumati al tartufo umbro. Montefalco Sagrantino DOCG Secco 2007 Vigna Pagliaro, 14,5%, 100% sagrantino. Rubino brillante e limpido. Ventaglio di sentori fruttati dolci di mora, mirtillo e arancia rossa a cui seguono note di viola, fungo, terra bagnata e sottobosco, una balsamicità fatta di mirto e rosmarino e sentori terziari di cioccolato nero. In bocca è morbido, fresco, sapido e succoso nelle note di arancia rossa, con il tannino varietale ben evidente, che sposta l’equilibrio sulle durezze ma che non manca di una certa setosità. Pappardelle al ragù di cinghiale. Da provare con una crostata alla marmellata di more o prugne. Montefalco Sagrantino DOCG Passito 2008, 100% sagrantino, 15%. Mantello rosso granato. Al naso sprigiona profumi dolci di caki, tamarindo, prugne e fichi secchi, poi aromi terziari di china, chinotto, cola, ciliegie sotto spirito, boero. In bocca è abboccato virante al dolce, con zuccheri e tannini evidenti ma integrati tra loro. Pecorino Toscano DOP stagionato.
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