Taverna Cestia
Viale della Piramide Cestia, 71
Roma
Tel. 065743754
In uno dei primi giorni caldi di Roma, dopo le 13,00 arrivo alla Taverna Cestia, ad accogliermi ci sono Valerio Salvi, Sara De Bellis e i camerieri della Taverna. Il dubbio è dentro o fuori, mi faccio convincere vedendo gli altri commensali a stare fuori, tira vento, ma una volta seduto tutto si calma e anche le macchine non si sentono più, sono perfettamente pronto a iniziare. Amo il pesce, lo ammetto, mi sono fatto trascinare dalla mia romanità, il pesce sarà per la prossima volta. Mentre iniziano le presentazioni e i racconti, arriva un piatto di salumi con prosciutto di montagna, un salame pepe e sale … e basta, il terzo una salsiccia di fegato secca stupenda. Pizza e pane niente male da accoppiare. Bruschetta e lardo casareccio a dare il benvenuto. I fritti nella cucina romana non possono mancare, così ecco un po’ di pesce, il pesce povero, fritto, le alici, altro che povero, la frittura lo fa ricco, ricco assai, “ghiottosi”, a dir poco, fiori di zucca straboccanti di mozzarella. Altro fritto e che fritto, un classico della cucina romana, l’adoro: carciofi, animelle e cervello. Una delizia, una frittura che piace, leggera, croccante, da dispiacersi quando finisce. Intanto si beve uno spumante tra i miei favoriti, scelto da una bella carta dei vini, dei vini che piacciono a me, aziende “naturali” che vanno di moda, io dico aziende che fanno come gli pare a casa loro, ma che fanno bene. SoloUva – Made with Grape Sugar, si trova bene all’aperto, abbinato con i piatti che stiamo mangiando. Intanto si parla di prodotti, di pesce, della storia della famiglia Salvi, del nonno di Valerio, di suo padre, di suo zio. Dal 1967 esiste la Taverna, sempre qui inossidabile con la voglia di andare avanti, di trasformarsi in piccole cose, come è successo per i vini. Si passa ai primi, Valerio consiglia gli gnocchi al sugo di castrato, il castrato pare buono, gli gnocchi anche, il pomodoro esagerato (unico neo). Io scelgo la Gricia, scelta ben fatta, cottura perfetta della pasta, buona davvero, il guanciale fa la sua parte, tutto va giù come un ottimo piatto classico romano. Eccolo un altro gran piatto della cucina romana: costolette di abbacchio, carciofo alla giudia e animelle, il profumo mi fa appoggiare alla sedia ed esclamare: Valerio mi stai leggendo nel pensiero! Se poi apri anche un Syrah di Stefano Amerighi, la goduria è perfetta, abbinamento sublime, abbinamento da gustarsi lentamente, il grasso dell’abbacchio fa il suo, la cottura delle animelle è incredibilmente esatta, le foglie del carciofo scrocchiano, non è un concerto, ma è una bella musica eseguita alla perfezione. Invece del dolce per finire il vino, tre formaggi, segno di ricerca di prodotti giusti. Ci si alza per fare foto, vedo pesce, assaggiato il tonno di Sara, era molto buono, forno a legna, quindi motivi per venire ancora, sia per il pesce e sia per la pizza che Valerio dice che non toglierebbe mai. La pizza è anche la nostra storia, la vostra storia è pronta a proseguire. Io ti do atto di tutto perché ti vedo felice, ti vedo orgoglioso di quello che fa la tua famiglia dal 1967. Il locale è vostro quindi siete avanti in tante cose. Potete rischiare in altre, oggi sono stato bene, mangiando e bevendo piatti e vini che mi piacciono. Te lo dico non speravo a tanto, mi ha fatto piacere.
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