Antica Masseria Venditti
Via Nazionale Sannitica, 120 – 122
Castelvenere (Bn)
Non lo so perché ho sempre pensato che Nicola Venditti fosse un professore, non so di cosa, non so in che scuola, ma per me è il “professore” anche non essendolo. Lui invece del professore ha sempre fatto il viticultore e l’enologo, il vino se lo fa da solo, insieme alla sua famiglia. Da quando lo conosco sapevo che prima o poi sarei venuto a visitare la sua cantina. Per le vigne mi fido di lui, anche perché qui in azienda ci sono le vigne didattiche. Iniziamo dall’entrata, cancello chiuso, suono e non posso non notare la data, antica masseria dal 1595, davvero una data importante, ancora, isola di cultura del vino produzione e vendita .. ecco lo ripeto ancora, hai l’aria del professore. Siccome qui si fa tutto, un altro cartello dice: agriturismo Donna Lorenza cuoca per arte & vino per amore, l’interesse aumenta. Una bella frase fa aumentare l’interesse, non si vende solo vino si regalano emozioni. Un’atra all’entrata del vigneto didattico dice: Non ci sono favole, non ci sono eroi, c’è la determinazione di persone semplici che non si arrendono mai.
Eccolo il vigneto didattico, 20 varietà di vitigni autoctoni, iniziamo dalla Barbetta Barbera, la Barbera del Sannio, da qui nasce il vino Barbetta; Marraioli – Aglianico, da questo vitigno nasce il vino Marraioli, prende il nome della località; Bosco Caldaia, in questo vino vanno gli uvaggi di Montepulciano, Aglianico e Piedirosso; Sannio Rosso da uve Aglianico, Olivella e Montepulciano; Vitigni minori; Bacalat da dove nasce l’omonimo vino da uve Falanghina, Grieco di Castelvenere e Cerreto; Vàndari da Falanghina; Sannio bianco da uvaggi Grieco di Castelvenere e Cerreto; in mezzo a tutto ciò una capanna, costruita per rifugiarsi in caso di pioggia e per fare qualsiasi cosa inerente alle vigne.
Si va in cantina, tutto è preciso, non vedo nessun pezzo di legno, barrique o altri tipo di botti di legno, mi fa piacere. Sopra la cantina una bella sala conferenze e gli uffici davvero molto belli. Si ridiscende nel punto vendita, per poi entrare nella sala degustazione e sala pranzo dell’agriturismo. La sala è dominata da uno stupendo torchio, il torchio di Plinio datato 1595, la data della nascita dell’azienda. Il tavolo apparecchiato ci aspetta, si inizia a bere e mangiare. Fritti per iniziare; fave crude condite, macerate, mi piacciono in questo modo; pane caldo e lardo, buono, ghiotto; peperoni ripieni, davvero una gran sorpresa, buonissimi. Si passa al primo piatto: Fettuccine guanciale e asparagi. Mi piacciono gli asparagi in particolare quelli selvatici come questi, il tutto per un buon primo piatto. Il secondo piatto è uno spezzatino niente male. Formaggi a finire. I vini direte voi … eccoli.
- Sannio Bianco 2015, da bere subito, accompagna l’inizio del pasto in maniera gradevole (81);
- Assenza 2015 da uve Falanghina, assenza perché è prodotto e imbottigliato senza solfiti aggiunti, davvero interessante, non il solito vino senza solfiti, tutti uguali, rispetta le caratteristiche della Falanghina, mi piace, lo vedremo nel tempo, per adesso va bene così (84);
- Vàndari 2015, leggermente inferiore alla precedente falangina, lo aspetterei, per oggi (83);
- Bacalàt 2015 il mio vino preferito di questa azienda, mi piaceva tanto il 2014, mi piace anche questo, davvero un vino buono, mi incuriosisce l’aprire qualche annata vecchia, prima o poi avverrà (87);
- Sannio rosso 2014, il rosso di entrata, un rosso di facile beva (81);
- Assenza da uve Barbetta 2015 senza solfiti aggiunti, lo stesso discorso dell’assenza bianco, di questo mi piace la bevibilità, è buono adesso e chissà come sarà con il passare del tempo, lo seguirò ne ho qualche bottiglia e voglio vedere come andrà nel tempo, spero che Nicola ne tenga un po’ per il suo storico (85);
- Barbetta 2013, lo reputo sempre un vanto di Nicola, quando ne parla, ne è sempre un po’ più orgoglioso di parlare di questo che dei suoi altri vini, è una mia sensazione, la sensazione è che è un vino di struttura, di forza, di corpo, oggi era caldo e forse non era il giorno ideale, ma è un vino che degusto sempre con piacere, aspettarlo, aspettarlo (84);
- Marraioli 2011, ecco quello che mi aspettavo, quattro anni, due di acciaio e due di bottiglia per un vino da aglianico 100%, un vino davvero buono, con il formaggio e lo spezzatino due buone combinazioni, la freschezza gli da forza, ancora tannico, buono, buono (86);
- Bosco Caldaia 2007, eccola l’annata vecchia che aspettavamo, perché è così tardi, perché c’è ancora tanto da godere e invece si deve scappare, resto con la voglia di aver bevuto un vino davvero buono, davvero intrigante, davvero che lo avrei voluto avere di compagnia ancora per un po’, magari con quegli ottimi peperoni ripieni (88).
Si finisce con una buonissima crostata, ricoperta a mo di sbrisolona, tanto buona che mi fa cedere anche al vino alle noci, un prodotto unico che si fa con le noci di proprietà, da assaggiare assolutamente. Si finisce con un caffè, ma alle pareti c’è la mia curiosità, vedo i quadri, vedo la firma, mi tornano in mente le etichette, tutto quadra, la signora Venditti disegna, dipinge i quadri che poi diventeranno le etichette delle bottiglie. L’ultima foto con Nicola e Giovanni a ricordare una visita bella, interessante, da ripetere e da consigliare a tutti … anche perché io voglio vedere le vigne del “professore”.
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