Gianfranco Fino Viticoltore
Via Piave, 12
Sava (Ta)
Scriverò di Gianfranco Fino a presto sul mio blog, adesso però grazie a Monica Caradonna pubblico questo ennesimo successo da parte della coppia Gianfranco e Simona. Il suo Es ormai è un vino mondiale, di provinciale ci è rimasto solo il comune di Manduria che non permette a loro di costruire la loro cantina, cantina che passeggiando tra le vigne dove deve sorgere, e come deve sorgere, il comune dovrebbe dire vai e fai, invece come dice Gianfranco sono sei anni che si lotta affinché ciò avvenga; aggiungo io, omuncoli, politici, persone assurde che purtroppo troviamo in ogni parte d’Italia. Da parte mia solo un augurio a Gianfranco e Simona, continuate a fare la storia e tutto arriverà con grandissima gioia e orgoglio. Ecco di seguito il comunicato stampa di Monica Caradonna.
Es di Gianfranco Fino per la quarta volta miglior vino rosso d’Italia
Fino: amore per la vigna e niente sconti in cantina.
Ora Manduria prenda coscienza della sua storia
È Es di Gianfranco Fino il miglior vino rosso d’Italia.
A sancirlo, la classifica stilata da Gentleman che ogni anno incrocia le guide di Gambero Rosso, L’Espresso, Veronelli, Bibenda, Vitae, Daniele Cernilli e Luca Maroni, trasformando i simboli in voti centesimali e dando un nome, un volto ma soprattutto una territorialità al primo in classifica.
Gianfranco Fino, classe 1964, tarantino di nascita, una passione per l’olio e una missione d’amore per il vino, non è nuovo a questo riconoscimento. È la quarta volta che il suo primitivo di Manduria riceve lo scettro di migliore d’Italia. Ha esordito nella prestigiosa classifica nel 2012 con Es 2008 classificandosi all’8° posto. La prima volta sul podio più alto è stata nel 2013 con Es 2009 per poi confermare lo status per i due anni successivi (nel 2014 è stato primo con Es 2010 e nel 2015 con Es annata 2011).
Per chi come Gianfranco Fino e sua moglie Simona, spinta emozionale e anima commerciale dell’azienda, vive la produzione come un esercizio di cuore, testa e mani, non ci si abitua mai all’emozione di un riconoscimento e ogni volta è un’occasione per delle riflessioni che partono dal vino per raggiungere un intero territorio che forse, ancora oggi, non riesce a prendere coscienza delle sue potenzialità. «Non c’è un segreto in particolare – racconta Gianfranco – il mio è un impegno fatto di grandi passioni e di notevoli sacrifici prima di tutto in vigna e che poi non ha sconti in cantina. C’è il rispetto per la terra, c’è la cura per la mia vigna con tutto quel bagaglio di conoscenze e di attenzioni che solo un figlio devoto riesce ad esercitare verso una madre per la quale si vive un rispetto reverenziale. Quello con la terra è un rapporto d’amore profondo. Un patto di rispetto. Un sogno che si ripete attraverso gli anni e le stagioni nella consapevolezza di portare sulle spalle un fardello importante: perseverare lungo un cammino fatto di rispetto e di riconoscenza verso sua maestà l’alberello, portatore di una storia antica. Un vecchio signore al quale devo tutto; la mia ispirazione quotidiana e che tratto con cura e attenzione. Dalla campagna alla cantina il percorso è breve e altrettanto impegnativo. È lì che la ritualità diventa processo impeccabile. Si lavora duro con al fianco una squadra di professionisti animati dai miei stessi valori. La campagna è una scelta di vita. La terra è una passione che brucia nel sangue. La vigna è una storia d’amore che si ripete e che condivido con mia moglie, preziosa compagna di una storia che parla di noi e delle nostre radici».
Ed è Manduria, in provincia di Taranto, lo scenario in cui ormai dal 2004 Gianfranco e Simona hanno messo le loro radici ed è quella Manduria che, all’uomo che ha sdoganato il primitivo nel mondo dandogli la dignità che merita al pari di grandi vini blasonati e dalla storia più antica, non riesce a riconoscerne la paternità. «Forse il giorno più bello della mia carriera – commenta Gianfranco Fino – sarà quando i burocrati del comune mi daranno finalmente l’autorizzazione che mi spetta per realizzare proprio tra le mie vigne la mia cantina. Sono sei anni che la burocrazia continua a rimandare un appuntamento per me importante, ma non mollo, non mi arrendo, sono abituato alle sfide e forse un giorno gli amministratori e i politici locali si accorgeranno che stanno sprecando una bella occasione. Nel mondo tutti ci riconoscono come ambasciatori del primitivo. Mi auguro che anche la nostra terra un giorno prenda davvero atto e coscienza della sua e della nostra storia».
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