Az. Agricola
Caterina Dei
Villa Martiena
Montepulciano (Si)
www.cantinedei.com
Tutto è nato per caso. Scherzavo con il mio amico Carlo Zucchetti e con Caterina Dei di “annate vecchie” mentre aspettavamo i ritardatari in un ristorante per la cena. Chiesi a Caterina Dei (dell’omonima azienda) se aveva uno storico. La risposta fu: “non le prime annate, ma qualcosa c’è”. “Si potrebbe fare una verticale allora!” le proposi. Lei annuì e subito stabilimmo la data, per i vini invece ci saremmo affidati a quanto sarebbe riuscita a reperire.
28 Marzo 2017. Mi presi l’incarico di invitare, giornalisti, blogger, amici e degustatori. Il 28 marzo fu di martedì, il cielo ci regalò una giornata bellissima (non ne avevo dubbi) ed era bello aspettare che arrivassero tutti, seduti al sole tra le vigne e l’azienda, scattare foto alle opere di marmo sparse tra i giardini… una meraviglia!
Arrivati gli invitati iniziammo la visita. Caterina ci portò nei pressi della casa, sotto una meravigliosa magnolia di 200 anni, raccontandoci la storia della sua famiglia fino a oggi. L’azienda ora dispone di 52 ettari in quattro zone diverse, quindi quattro territori diversi, da cui si ricavano 4 vini; il Sangiovese copre per circa il 90% dei vigneti, diversi i cloni sperimentati negli anni. Nelle vigne non si usano più sistemici da tempo, nei terreni si fa inerbimento con orzo, trifoglio squaroso, senape o colza e si compone il compost per concimare in proprio. I trattamenti vengono fatti solo con zolfo e poco rame. Prima di parlare di chimica un’azienda come questa va visitata. Le bottiglie prodotte sono 220.000, davvero poche per gli ettari di proprietà.
Il tempo scorreva e le cose da fare erano tante. Ci dirigemmo verso la cantina osservando altre sculture lungo il percorso per poi accedere alla cantina tramite una rampa di scale a chiocciola, suggestiva e ben fatta. Un locale realizzato con gusto, dove il marmo trionfa. Non potete capire la bellezza di questa cantina se non la visitate. Le bottiglie della degustazione erano aperte sull’impianto di imbottigliamento, i tavoli da quattro “apparecchiati” e i ragazzi dello staff di Caterina pronti a servire. Iniziammo dal Nobile di Montepulciano DOCG, da uve 90% Sangiovese e 10% Canaiolo, con rese per ettaro di circa 60 ql., fermentazione in acciaio inox a temperatura controllata, macerazioni da 15 a 20 giorni, per poi passare in botti grandi da 30 a 50 hl per circa 18 mesi, per finire l’affinamento in bottiglia per sei mesi.
Di seguito le mie percezioni sulle sei annate a partire dal 2010:
- Annata 2010 – dal profumo si evince il legno, non invadente, ma non permette al vino di esprimersi come dovrebbe; forse un po’ giovane ancora, ma sono sicuro che negli anni saprà dire la sua (85+);
- Annata 2008 – i profumi intensi fanno venir voglia di berlo da subito, assaggio, buona l’acidità che sento e il succo. bel vino, non sarà il solo (88);
- Annata 2005 – la prima bottiglia non va, non mi dice nulla, sento un sapore terroso. Meglio la seconda, dove lo sento definito e infatti si fa bere con piacere (87);
- Annata 2004 – sapore ben definito anche questo già dal primo assaggio. Al secondo invece sembra quasi sfidarti; è come se ti dicesse: “ricordati di assaggiarmi tra qualche anno perché io ti sorprenderò” (88);
- Annata 2002 – anno non proprio fortunato, ma sono stati bravi a non cercare nulla di più di quello che il tempo gli ha permesso. Si fa piacere, in fondo poi è sempre un vino di 15 anni (83);
- Annata 2000 – eccolo il miglior vino sui sei del Nobile: ottimo nei profumi, al palato e per intensità. Finisco il calice per poi riprenderlo durante il pranzo. Un vino, un’annata, un Nobile di Montepulciano da ricordare (92).
Vino Nobile di Montepulciano Riserva Bossona DOCG, 100% Sangiovese, appena 40 ql. per ettaro, fermentazione in acciaio, macerazione per circa 30 giorni, per poi passare in tonneau da 10, da 7,5 e da 5 hl. per circa 36 mesi, poi affina 12 mesi in bottiglia.
Anche per il Bossona Riserva sei annate a partire dalla 2011:
- Annata 2011, 15,00% – mi viene subito da dire “Bonoooo tanto!”. Mi piace già dal primo sorso, infatti non mi si stacca la mano dal bicchiere; un vino che mi piacerebbe riassaggiare con il tempo, sarà ancora più buono di adesso (intanto oggi me lo sono goduto anche a pranzo) (90);
- Annata 2008, 14,00% – vino dai buoni profumi ma corto in bocca, peccato. Lo risento e resto della mia idea; da bere oggi, domani chissà (86);
- Annata 2007, 14,50% – sentendo i profumi e il primo sorso mi viene da pensare al futuro perché ha ancora un po’ di legno da assorbire, ma mi piace già tanto, sono sicuro che sarà buono anche tra qualche anno (88+);
- Annata 2001, colore perfetto, grandi profumi, una beva facile che mi fa pensare che forse oggi è il giorno giusto per berlo, poi chissà… (89);
- Annata 1999, 13,50% – il vino con meno piacevolezza di tutti, ma si fa voler bene lo stesso, oggi è così, un po’ cedevole (83);
- Annata 1996, 13,00% – non Bossona in quell’anno, ma Riserva: 21 anni portati con grande orgoglio. Oggi ne porterei un paio di bottiglie su un prato per fare felici i commensali. In splendida forma (91).
Sancta Catharina, da uve 30% Sangiovese, 30% Cabernet Sauvignon, 30% Syrah e 10% Petit Verdot (dal 2010 il Syrah è sostituito dal Merlot). Fermentazione in acciaio inox, macerazione per circa 30 giorni, per poi passare per 12 mesi in barrique e per altri dodici mesi in bottiglia.
Per il Sancta Catharina 5 annate:
- Annata Vintage – “vintage” perché è l’insieme di due annate, la 2011 e la 2012; questo è stato possibile per la scarsa produzione nelle due annate. Non mi dispiace, ce ne fossero di “supertuscan” così (86);
- Annata 2010 – mi fa capire poco, squilibrato, sarà anche ancora giovane? Stessa percezione anche riassaggiandolo alla fine (83??);
- Annata 2006 – il legno vince su tutto. Non mi ritengo un degustatore di vini così, non li riesco a capire e a valutare (??);
- Annata 2004 – ancora chiuso. Sentendo questo vino mi viene da dire che non gradisco i tagli da supetuscan, anche se poi devo dire che qualcuno mi piace. Sarà il legno a confondermi le idee? (82);
- Annata 2003 – lo sento secco. Sarà il tappo, o forse ancora il legno (??).
Alla fine di questa interessante degustazione, tutti insieme decidemmo di prendere anche qualche annata nuova, ognuno scegliendo la sua preferita. Risalimmo la rampa a chiocciola, che sembrava ancora più bella nello scoprire altre interessanti sfaccettature.
Arrivammo in un grande salone dove un tavolo ben apparecchiato ci aspettava; lessi il menù ad opera di Walter Tripodi della Locanda delle Scuderie – Fattoria Dolciano a Chiusi (Si). Mi colpirono gli antipasti molto invitanti, poi alzai gli occhi e mi accorsi del pianista; sentivo che sarebbe stato un bellissimo pomeriggio.
Mangiammo a buffet e poi a portate, bevendo ancora con piacere le annate nuove che promettevano assai. Il pianista intanto suonava e la voglia di cantare era tanta. A Caterina Dei l’onore di iniziare con la sua splendida voce, quindi una sorprendente Stefania Vinciguerra. Queste donne non capiscono solo di vino… poi iniziai anch’io con le mie grandi stonature, ma il pianista, davvero bravo, mi fece fare una figura meno pessima di altre volte.
Arrivò il dolce e il Vin Santo e con loro la voglia di cantare ancora e di ballare ancor di più.
Ma il tempo quando si sta bene si sà, corre veloce, quindi salutammo la famiglia Dei, in particolare il babbo di Caterina, poi ci salutammo tutti. Qualcuno restò (beato lui) ma tutti eravamo consapevoli di aver passato una giornata stupenda, ricca di ciò che amiamo di più: la gioia di vivere facendo cose con passione grande.
Grazie ancora Caterina per avermi dato l’opportunità di organizzare una giornata tanto bella.
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