Tre Bicchieri Valle d’Aosta e del Canton Ticino
Gambero Rosso 2019
Via Ottavio Gasparri, 13/17
Roma
www.gamberorosso.it
Si continua con i Tre Bicchieri della Valle d’Aosta e del Canton Ticino… il mio ritornello che segue mi piace tanto e forse lo metterò per ogni regione. Qualcuno storcerà la bocca, ma ognuno è padrone di ciò che vuole fare della propria vita e a me questa cosa diverte. Mi diverte controllare, curiosare, confrontare con gli anni passati e per almeno i prossimi due mesi aspetterò, regione per regione, i premiati fino alla degustazione di Roma. Una volta ne ero veramente preso per tutto l’anno, non lo nego con le guide ho imparato tante cose, oggi le metto in libreria e poche volte le vado a prendere, ma le voglio perché mi diverte averle e a volte consultarle. Ecco l’elenco dei premiati con il commento, tra virgolette, per la regione della redazione del Gambero Rosso:
“La Valle d’Aosta rimane una regione marginale nella produzione viticola del nostro paese con una media produttiva annua che si aggira sui 20mila ettolitri, ovvero – se tutto finisse in bottiglia – poco oltre i due milioni e mezzo di pezzi, molto meno di quanto imbottigliano le più grandi aziende nazionali. Ciò che rende la Valle d’Aosta irripetibile, invece, è la sua conformazione: da Donnas e Courmayeur, non è possibile trovare due territori uguali.
Innanzitutto la regione offre una larga scelta di vitigni, dove gli autoctoni e gli alloctoni sono perfettamente complementari. Tra i rossi i potenti e polposi syrah e fumin si alternano con i più sfaccettati e delicati pinot noir e petit rouge, mentre tra i bianchi i freschi prié blanc e petite arvine – in ampia crescita quest’ultima – fanno da contraltare ai più burrosi chardonnay e malvoisie (pinot grigio).
La grande differenza nasce soprattutto dall’enorme variabilità di microclima, dovuti alla posizione dei vigneti: a l’envers (sulla riva destra della Dora Baltea, ovvero con esposizione da Nord a Est), o a l’adret (la più calda e vocata riva sinistra che è rivolta verso Sud o verso Ovest), alla loro giacitura e soprattutto all’altitudine, con vigne che vanno dai 300 a oltre 1100 metri di quota. Questa ricchezza e questa variabilità rappresentano la vera forza di questa piccola regione.
Dopo un’annata 2017 disastrosa dal punto di vista climatico, i viticoltori della Valle si stanno riprendendo lentamente. Dopo una vendemmia 2016 che aveva fatto registrare una produzione totale di 21mila ettolitri, il 2017 si ferma a 10mila ettolitri con una perdita pari al 53%. Il nostro incoraggiamento va alla zona di produzione del Blanc di Morgex et de La Salle che ha visto cancellare in un attimo tutto il lavoro di quella stagione. In qualche cantina la perdita è stata del 98%. Nel palmarès dei premiati dell’edizione di Vini d’Italia 2019 non appaiono cantine nuove, ma torna al successo Anselmet con una splendida selezione di Chardonnay. Il conteggio dei premiati recita: due Chardonnay, due Petite Arvine, un Fumin e un Moscato Passito. La bella sorpresa, però, sta nella lenta rinascita della Bassa Valle e del Donnas, che farà parlare di sé in futuro.
Sopraquota 900 – Rosset Terroir
Valle d’Aosta Chambave Muscat Fletrì 2016 – La Vrille
Valle d’Aosta Chardonnay Cuvée Bois 2016 – Les Crêtes
Valle d’Aosta Chardonnay Main et Cœur 2016 – Maison Anselmet
Valle d’Aosta Fumin 2016 – Lo Triolet
Valle d’Aosta Petite Arvine 2017 – Elio Ottin
L’anno scorso 6, quest’anno 6. Leggendo l’elenco mi viene da esclamare: quanto si beve bene in Valle d’Aosta. Qui si fanno vini… non si fanno le “pennellate”, i vini costruiti, qui le cisterne non arrivano di certo.
Adoro il Pinot Grigio di Lo Triolet, ma quest’anno al Vinitaly, sono stato colpito tantissimo dal suo Fumin 2016 e ritrovarlo qui mi da tanto piacere. Curioso di degustare questo Sopraquota 900, l’anno scorso mi era piaciuto tanto il loro Cornalin 2016. Un vino che adoro è il Petite Arvine di Ottin ed è giusto che sia qui.
Passiamo al Canton Ticino, ecco il commento alla regione da parte della redazione del gambero Rosso:
“Al secondo anno dopo il “rientro” in Guida il Ticino ben si destreggia nel mondo vitivinicolo. Nell’ultimo decennio questo fazzoletto di terra a ridosso le Alpi si sta davvero consolidando a livello qualitativo, e il Merlot, principe di questa regione, ha davvero trovato una seconda patria. I viticoltori lo sanno bene e hanno imparato a giocare con tutte le sue espressioni, anche vinificato in bianco, con ottimi risultati.
Ma il Ticino è anche terra di tante altre uve. Tra queste la bondola, un autoctono a bacca rossa che pian piano sta tornando in auge, anche se con piccole produzioni. Benché il territorio ticinese non sia molto vasto e il vitigno predominante sia il Merlot, le differenze territoriali tra nord e sud traducono in forma liquida un ventaglio di prodotti variegato e interessante.
Aspetto non trascurabile del Cantone è anche quella di aver riscoperto un’enologia “giovane”. È in crescita l’esercito di ragazzi che conseguono il diploma o la laurea in enologia per poi tornare tra i filari per seguire le orme di famiglia portando nuova linfa vitale e un bagaglio di tecnica moderna. Tecnica che interpretano senza stravolgere la fisionomia del territorio ma, anzi, esplorandola e assecondandola.
Nonostante il Ticino non sia così vocato per i vini bianchi, quest’anno ne abbiamo assaggiati di ottimi. Spicca su tutti il Sileno ’16 dei Fratelli Corti, che è fresco, sapido delicatamente aromatico: in una parola, irresistibile. Al livello più alto della classifica, però, ritroviamo il Vinattieri ’15, che con la sua estrema eleganza non teme rivali. L’altro Tre Bicchieri è davvero una sorpresa: Il Castanar ’13 di Andrea Ferrari. Un assaggio indimenticabile. Il Ticino è un piccolo territorio che riesce a stupire. E non finisce qui. Scommettiamo?”
Ticino Merlot Castanar ’13 – Roberto e Andrea Ferrari
Ticino Merlot Vinattieri ’15 – Vinattieri Ticinesi
Alla prossima regione aspettando belle e buone cose.
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