Castello di Monsanto
Via Monsanto, 8
Monsanto (Fi)
www.castellodimonsanto.it
L’idea, la volontà di fare Il Castello di Monsanto come mia azienda dell’anno 2022 per il centro Italia mi è venuta degustando, bevendo il Chianti Classico 1968. Eravamo a Firenze alla stazione Leopolda per l’anteprima del Chianti Classico 2022, durante l’evento c’è stata una degustazione fantastica tra i vini di questa degustazione c’era lui: Il terzo vino è: Castello di Monsanto – Chianti Classico Riserva DOC 1969.
Colore bellissimo, profumi infiniti, un beva incredibile. Tutto in equilibrio, ma una cosa balla forte… il cuore, batte pieno di emozioni, quasi piango da quanto è grande questo Poggio, lo degusto ancora, prendo il mio bicchierino per sputarlo, invece va giù, ne voglio ancora, lo bevo, me lo godo strafelice di avere davanti un vino di incredibile bontà (98). Bottiglia che si candida a essere una delle mie preferite per l’anno 2022.
Eravamo a maggio e nel mio ritorno a Volterra dal mio amico Alessio Bernini ho programmato una visita in un’azienda vicino al Castello di Monsanto, così ho chiamato Laura Bianchi per passare a fare una cosa, un desiderio, e durante il fare quella cosa, avrei dichiarato che il Castello di Monsanto sarebbe stata la mia azienda dell’anno per il centro Italia 2022. Il mio desiderio una mia volontà era di correre nella fantastica cantina storica, quel giorno si è esaudito.
A farmi dire che questa è un’azienda a cui tengo tantissimo c’era stato un altro accadimento durante un’altra visita, dare il mio adesivo per azienda consigliata da Il Gourmet Errante, queste le motivazioni. “Solo al pensiero di dare a Laura Bianchi il mio adesivo per azienda consigliata da il Gourmet Errante mi faceva sentire felice. Vederlo attaccare alla porta d’ingresso di una delle cantine più importanti d’Italia, del mondo, all’entrata di quello che è un percorso che ti porta a vedere con gli occhi uno dei più grandi e numerosi storici (per annate vecchie) mondiali mi ha dato enorme emozione.
Poi però io gliel’ho dato perché mi piacciono i vini di Castello di Monsanto. Io dico tutto e scrivo che fino a qualche anno fa, a volte li trovavo un po’ squilibrati per poi farsi apprezzare negli anni. Negli ultimi anni il loro Chianti Classico lo adoro, oggi del suo 2018 posso dire che è tra i più buoni (ottimi) che ho degustato nelle mie anteprime toscane. Ogni volta le annate vecchie del Poggio si fanno adorare, quel Poggio che a salirci su ti fa godere di un panorama meraviglioso.
Tutto ciò con ancora nel cuore la visita di un paio di anni fa.
Eccomi con quest’altro mio encomio a ribadire quanto tengo all’azienda del Castello di Monsanto.
72 ettari di vigneti in una tenuta più ampia di circa 200 ettari totali che dal 1962 è di proprietà della famiglia Bianchi.
Andare a visitare Monsanto è un piacere grandissimo, quando debbo andare difficilmente prendo sonno la notte prima, l’entusiasmo mi pervade e non vedo l’ora che arrivi il giorno per partire in una nuova avventura. Assaggiare i loro vini, salire fino al Poggio da dove si vede l’intera proprietà, in un panorama fantastico. Entrare in cantina nel silenzio della piacevolezza che si vive mi da emozioni.
Parlare dei loro vini sarebbe esaltare ancora di più il lavoro che si fa in questa azienda.
Eccoli:
Fabrizio Bianchi Chardonnay I.G.T. Toscana, un vino che mi piace, uno chardonnay che mi ha stupito in qualche annata vecchia, ne berrei qualche bottiglia all’uscita, per poi dimenticarlo, ma non troppo.
Fabrizio Bianchi Rosato I.G.T. Toscana, da uve sangiovese 100%, un rosato con forza, mi piace e me lo godo sia giovane, ancora meglio di un anno, due, tre e poi chissà.
Monsanto Toscana I.G.T. Toscana Rosso, da uve sangiovese 100%, la piacevolezza di berlo nell’anfiteatro dell’azienda (posto meraviglioso), come se si stesse in campagna con pane e salame.
Castello di Monsanto Chianti Classico D.O.C.G., da uve sangiovese 90%, canaiolo e colorino per il restante 10%, un vino che mi piace da subito, spesso va tra i miei migliori assaggi, lo bevo oggi, domani, dopodomani fino ad aspettarlo per anni.
Castello di Monsanto Chianti Classico D.O.C.G Riserva, 90% sangiovese, 10% canaiolo e colorino, è il vino più prodotto dell’azienda, la prima bottiglia è del 1962, abbiate la volontà di aspettarlo, quando lo avrete in cantina, coccolatelo, accarezzate la bottiglia, perché no anche un “baciotto”, non ve ne pentirete mai, lui si ricorderà di tutto e vi stupirà sempre al momento dell’apertura.
Il Poggio Chianti Classico D.O.C.G. Gran Selezione, da uve 95% Sangiovese; 5% Canaiolo e Colorino, un vino che sto amando adesso, sempre di più. Sarà che spesso alle anteprime toscane mi usciva sempre scorbutico, un giorno arrivai a dire una cosa all’enologo: amerò il Poggio quando mi piacerà anche da subito, perché lo vorrei amare sempre. Lui dalle scale, mentre andava via, mi disse: “a Firenze sentirai la 2016 e ti ricrederai.”
Fu così, la 2016 è un capolavoro immediato, poi ogni volta che ne bevo un’annata vecchia scatta la scintilla di stare davanti a un vino buonissimo assai… assai.
Fabrizio Bianchi Sangioveto Grosso I.G.T. Toscana, da uve 100% sangiovese prodotte nel vigneto “Scanni”, per dire di questo vino, ricordo una verticale a Siena di 9 annate che mi lasciò molto felice e intrigato, ecco il racconto di quel giorno era il 2017 fu un grande giorno grazie a Laura Bianchi, Carlo Macchi e Davide Bonucci.
Nemo I.G.T. Toscana, da uve cabernet sauvignon 100%, un vino “sfidante” lo chiamo da sempre così, a sfidare quello che, meno male, non è più oggi, uve internazionali in un contesto straordinario per il sangiovese, oggi c’è ed è giusto che resti.
La Chimera Vinsanto D.O.C. del Chianti Classico, da uve Trebbiano e Malvasia al 50%, un vino che nasce in un posto magico, le uve vengono messe in appassimento e poi una volta macinate il vino sosta nella suggestiva vinsantaia. Anche di questo vino scrissi perché è stato uno dei miei tre vini dolci nell’anno 2019.
A finire dico che con immenso piacere l’azienda del Castello di Monsanto è la mia azienda dell’anno per il centro Italia, non vedo l’ora di tornarci per festeggiare e correre ancora dentro la stupenda cantina.
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