Quest’anno ho voluto fare anche le mie tre pizze dell’anno. Eccole, quelle scelte sono le tre pizze che mi hanno colpito di più, magari non le migliori in assoluto, ma quelle che hanno lasciato il segno. Non ce n’è nessuna al pomodoro, da sempre preferisco quelle bianche, ne mancano diverse, da tutte quelle di Giancarlo Casa, a una di Pier Daniele Seu, ma la serata da lui è stata buonissima. Manca Napoli, Napoli c’è sempre perché è la pizza di tanti bravi pizzaioli, dove c’è spesso la fila e non si riesce ad andare, poi manca Franco Pepe, lui che basta nominarlo e viene da dire che è il numero uno, comunque siete tantissimi quelli bravi assai.
I Tigli Pizzeria
Via Camporosolo, 11
San Bonifacio (Vr)
www.pizzeriaitigli.it
La prima pizza è stata scelta tra altre molto buone, questa però è stata sublime. La pizza è: Carbonara di Cappasanta … fior di latte, pancetta, maionese di corallo, grill di porcini e puntarelle. In ogni boccone non perdere nulla è essenziale, essenziale per un boccone da ricordare. Io lo ricordo come uno spicchio davvero buonissimo, tutto è in equilibrio sopra la follia dice una canzone di Vasco Rossi, qui la follia porta a prodotti messi insieme per esaltare una base di pizza cotta in maniera strepitosa. Tra qualche giorno sarò ancora in zona e spero di tornare ai Tigli di Simone Padoan.
Percorsi di Gusto
Viale Croce Rossa, 40
L’Aquila
www.percorsidigusto.com
La seconda pizza è una pizza che avevo già mangiato un’altra volta da Percorsi di Gusto a L’Aquila, locale di Marzia Buzzanca, la pizza è Dedicata a mio padre – La focaccia casalinga: si chiama Via Sciacarazzali Tripoli, focaccia e frittata con scamorza affumicata, funghi, latte, insalatina e Parmigiano Reggiano in scaglie. Nel guardarla, nel mangiarla, mi rendo conto che è molto buona ma … sono sicuro che manchi qualcosa: la fettina di parmigiano sopra la pizza. Vado in cucina e lo chiedo a Marzia, lei mi dice che qualche cliente si è lamentato che era troppo forte, così l’hanno tolta. Per me invece quel formaggio sopra era proprio il tocco in più che faceva di un’ottima pizza un capolavoro, la prossima volta mi ricorderò di chiederla alla vecchia maniera. Anche oggi però mi è piaciuta tanto, per questo la faccio una delle tre mie pizze dell’anno. Quella sera mangiammo anche un’altra pizza stupenda, ed è stata la “Jotta” non so se per Marzia la parola Jotta o Iotta ha lo stesso significato del mio paese … ovvero ghiotta, perché questa pizza lo è: Pizza Chiarino con scamorza affumicata, alici, patate, pangrattato e timo, davvero una gran pizza.
Sbanco
Via Siria, 1
Roma
Pizzeria Tonda di Stefano Callegari
Via Valle Corteno, 31
Roma
La terza pizza è un grande classico di Stefano Callegari. Cacio e Pepe: ghiaccio, pecorino e pepe nero, ecco una delle tre è questo capolavoro. Come dice Paolo Gherardi de Candei, dovrebbe essere esposta al MoMa di New York. Mangiarla in quattro? Si resta con la voglia di bis. Mangiarla in tre? Si resta con la voglia. Mangiarla in due? E’ la cosa più romantica e buona che ci sia. Mangiarla da solo? E’ davvero dura, ma l’ho mangiata una volta e ne rimasi sconvolto. Un capolavoro della cucina mondiale. Come con il Trapizzino, come con questa pizza, come con altre cose, io penso che nella mente di Stefano passi il momento geniale che porta a creare questi capolavori. Vale un viaggio.
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