Slow Wine Guida 2022 Sicilia
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Mentre ho organizzato tutto per partecipare alla più grande degustazione dell’anno, continuo con la Sicilia per parlare del mondo Slow Wine, dopo il mio piccolo commento troverete lo scritto della redazione di Slow Wine, le chiocciole regionali, le aziende con la bottiglia e con la moneta. Segue l’elenco dei grandi vini, i vino slow e i vini quotidiani.
Per ogni regione riporterò un mio pensiero, un suggerimento, un chiarimento dovuto che solo questa guida si potrebbe permettere. Già da sempre in ogni descrizione dell’azienda c’è il totale degli ettari e le bottiglie prodotte dalla stessa, un curioso come me spesso si fa il calcolo per capire le rese per ettaro dell’azienda, ma come sto dicendo a tutti produttori che visito, sarebbe bello che per i vini premiati loro chiedessero di mettere tra parentesi le rese in quintali e in litri del vino in oggetto, chissà che questa cosa non desti curiosità, ma soprattutto sempre più trasparenza per vini di qualità – per la maggior parte delle volte da rese basse escono i grandi vini.
Bellissimo leggere le chiocciole di questa regione, mi fanno sentire felice. Nell’elenco dei vini ce ne sono tanti che mi piacciono, in particolare il Bonavita Rosato 2020, adorabile il Passito di Pantelleria Ferrandes 2015. Questa regione la degusterò assai a Milano.
Potrete incontrare le cantine premiate e assaggiare i TOP WINES della Sicilia nelle 2 giornate di degustazione a Milano il 9 e il 10 ottobre prossimo!
Per maggiori info sull’evento cliccate qui sopra.
Ecco a seguire il commento alle regioni e l’elenco dei premiati.
Sicilia 2022
INTRODUZIONE
“Se provassimo, come in un film, a osservare in slow-motion il mondo del vino siciliano nel tentativo di coglierne ricchezza ed evoluzione, dal nostro punto di vista troveremmo, accanto a tanta bellezza e luce, anche un po’ di ombra. Che vigna e vino siano un valore per i quali i nostri produttori e le nostre produttrici si impegnano quotidianamente, e che grazie al loro lavoro la qualità complessiva sia cresciuta, con punte di eccellenza che forse neanche alcuni di loro pensavano di raggiungere nonostante ci credessero fermamente, è abbastanza evidente.
Certo, poter contare su un patrimonio ampelografico e orografico che può fare invidia a molte regioni viticole del mondo non è secondario. Come non lo è avere un vigneto presente nei lembi di suolo a pochi metri dal mare, e fino sopra quota mille metri sul vulcano attivo più alto d’Europa. Tuttavia com’è noto, e con tutti i limiti insiti nel concetto di media, nel 2020 secondo l’Istat il peso della produzione di vino sul valore della produzione agricola regionale si attestava al 5% (peraltro dal 2013 in continua contrazione), rispetto a una media delle regioni del Sud dell’8,6% e dell’Italia del 13,2%.
Ci siamo costruiti, complici anche i mesi trascorsi in casa, grandi aspettative per vini della vendemmia 2020. Avevamo letto da più parti un generalizzato entusiasmo, sintetizzato da un refrain che in generale evidenziava un calo della produzione e un’ottima qualità delle uve. Ebbene, ci siamo trovati di fronte una panoramica complicata e stimolante.
I vini selezionati, in quest’edizione con una leggera prevalenza di rossi, per metà dell’annata 2020 e un terzo della 2019, e con puntate interessanti sulla 2018 e la 2017, hanno messo in evidenza l’elevata varianza espressiva del vigneto siciliano, e come le aziende leggano sempre meglio il millesimo e riescano a tradurlo. Ci siamo confrontati con annate palesemente differenti: i 2018 aperti, succosi e disponibili al dialogo, i 2019 in pausa, molto introversi, i 2020 a due facce, con aperture decise sul lato del frutto, e chiusure soprattutto nella dinamica gustativa.
Andando nel dettaglio, ci è parsa un’annata minore per i Catarratto, non così profondi e verticali come vorremmo, con qualche eccezione per vigne più vecchie e produzioni limitate. In evidente ripresa e pieni di grinta i Grillo, quelli di costa in generale, o quelli realizzati a quote elevate. Per restare sul tema dei bianchi rileviamo un exploit, atteso e registrato nel tempo, dei vini delle isole minori.
Passando ai rossi, sono risultati succosi e golosi i Frappato, in evidente ripresa per fragranza e beva, rifuggendo dalla banalità. Lo stesso ma con passo ridotto possiamo affermare per i Cerasuolo di Vittoria, complice forse anche l’annata. Salto di livello generale per i vini rosa, varietali e niente affatto indecisi su ciò che vogliono essere. Meritano un capitolo a sé gli Etna. I Nerello assaggiati erano perlopiù del 2019, un’annata classica, e del 2018, millesimo in cui si è dovuta fare una stretta selezione sulle uve, elemento che ha fatto la differenza sulla qualità finale: hanno buon succo, tannini in levare e ridotta profondità espressiva a beneficio della beva.
Gli Etna bianco ci sono parsi in forma, tesi, verticali e stimolanti. È arrivata una conferma di carattere per i passiti, e sono risultati esaltanti i nostri Marsala, che ogni volta ci invitano al viaggio, mentre abbiamo visto un po’ timidi ma pieni di polpa i Nero d’Avola 2019 e 2020, in attesa di slancio. Meglio centrati e più a fuoco i vini bianchi macerati sulle bucce, nei quali il tratto distintivo lo abbiamo trovato nella sapidità e nello stimolo gastronomico.
Una notazione finale riguarda gli internazionali, in particolare da uve chardonnay e merlot, che negli ultimi anni si presentano in ripresa sia nel canone realizzativo, sia nell’integrazione col terroir. Insomma, come sempre una rappresentazione ancora una volta molto sfaccettata, che ci ha fatto parecchio riflettere. Luci e ombre, bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. Ma voi concentratevi sul liquido.”
I RICONOSCIMENTI ALLE CANTINE
LA LISTA DEI TOP WINES DELLA REGIONE
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