Taste of Roma 2017
Giardini Pensili
Auditorium Parco della Musica
Vale Pietro de Coubertin 30
Roma
Dal 21 al 24 settembre 2017
www.tasteofroma.it
Appuntamento alle ore 11.30 all’Auditorium Parco della Musica, venerdì 22 settembre. Il tempo di ritrovarci e di attendere l’apertura dei cancelli che il nostro Taste of Roma 2017 poteva iniziare.
Eravamo io, Pasquale e Davide Tanganelli: tre uomini e un… menu tutto da scoprire, stand per stand.
Sesterzi alla mano avevamo deciso di iniziare “col botto” nei vicini stand di Glass Hosteria e Acquolina per assaggiare i ravioli del plin ripieni di amatriciana e guanciale croccante (Cristina Bowerman) ed il polpo alla Luciana al “contrario” (Alessandro Narducci). Due piatti golosissimi, proprio quello che ci voleva per aprire le “danze”.
Poco più avanti ecco il Bistrot 64 di Kotaro Noda. Pochi dubbi sui piatti da assaggiare: spaghetto di patate, burro e alici e il budino di carbonara. Piatto iconico il primo, famoso per essere uno dei cavalli di battaglia dello chef, ma che stupisce ogni volta per la sua semplicità ed il suo equilibrio di sapori; buono anche il budino, incredibilmente leggero nonostante si trattasse di una carbonara. “Il Bistrot 64 è il migliore in assoluto per qualità/prezzo e, soprattutto, non ti delude mai. Cosa aspetti ad andare?” sentenziò Pasquale. Tranquillo, non mancherò all’appuntamento.
Nel frattempo Davide, che poco prima si era assentato, tornò con un piatto di Stefano Marzetti, chef del Mirabelle Hotel Splendide Royal, i cappellotti di pasta pane con roveja, agnello speziato e gel di cipolla rossa. Un buon piatto, dove però la presenza dell’agnello era un po’ troppo ingombrante. Ci pensò la seppia cacio e pepe di Luigi Nastri, chef di Stazione di Posta a riequilibrare il nostro palato. Ottima esecuzione… peccato essermi perso il vitello tonnato dopo un viaggio in Giappone, piatto curioso a dir poco.
Forse è anche questo il bello di Taste: perdersi. Tra gli stand a chiacchierare con gli chef per farsi consigliare e poi servire il piatto, per scambiare qualche battuta e rubargli qualche scatto, per uscire da quel contesto formale e rendere tutto più schietto, sincero, fruibile a tutti.
Il nostro cammino (e appetito) ci condusse da Adriano Baldassarre chef di Tordomatto. Morbido e avvolgente il cappuccino di baccalà, un must della cucina di Baldassarre (attenzione, può creare dipendenza!), poi arrivò scampi, sabbia, spugne e coralli e fu subito apoteosi. Il mare in un boccone, con tutta la sua forza. Cremoso, equilibrato, scampi che non risentivano affatto della speziatura, anzi, ne evidenziavano la dolcezza. Applausi. Probabilmente uno dei migliori piatti della giornata.
Avevamo trovato un posto semi ombreggiato tra gli stand e, con i e i palati “affilati” e i calaci pieni (a proposito, un plauso al Terre Bianche Rossese di Dolceacqua DOC 2015 che ci ha accompagnato per tutto il pranzo e all’Enoteca Trimani per la loro selezione di vini scelti per l’evento) , abbiamo proseguito lì la nostra degustazione.
Arrivarono in sequenza: “cuore e testa” realizzato con rosso di Mazara, coppa di maiale, salsa verde e pan brioches di Daniele Usai de Il Tino (cuore e testa ovvero delicatezza del gambero in contrapposizione alla forza della coppa di maiale, un “matrimonio” insolito ma azzeccatissimo); mr. Potato: patata affumicata al tabacco, acciughe del cantabrico, crema di pinoli di Massimo Viglietti di Achilli Enoteca al Parlamento; spaghetti tiepidi ai frutti di mare su spuma di prezzemolo e rughetta con bottarga di muggine di Heinz Beck de La Pergola Hotel Rome Cavalieri; ed infine il satai di pesce spada, altro piatto di Daniele Usai.
Il nostro viaggio culinario stava per volgere al termine (così come i sesterzi), ma prima di andarcene avevamo gli ultimi tre stand da fare. Giulio Terrinoni di Per Me era uno di questi: sublime il carpaccio di scampi, foie gras marinato e gel di cipolla rossa, grandioso il superspaghettone “Tutti Frutti”, pomodori affumicati, salsa harissa e gelato di pomodoro.
E poi il tocco esotico di Roy Caceres di Metamorfosi: tamal, costine di maiale, mole ed erbe, un’armonia di sapori contrastanti ma solo in apparenza.
Strepitoso il “contrasto rosso” a base di pomodoro, alici e ricotta di bufala, piatto “extra”, omaggio di Paolo Abballe, sorridente sommelier di Metamorfosi. Tecnica, carattere e gusto. Fantastico!
Infine il dolce, firmato Dario Nuti, pastry chef dell’Imago all’Hassler dello chef Francesco Apreda: black stone, ciliegie e sesamo nero. Una sorpresa per gli occhi e una gioia per il palato, per il dolce più buono che abbia mangiato. Ecco, era questo il punto esclamativo che stavamo cercando. All’anno prossimo, non vedo l’ora… e perché non a Courmayeur o a Milano? Prima o poi ci saremo anche lì.
Gianluca Ciotti e Pasquale Pace Il Gourmet Errante
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