Zymè di Celestino Gaspari
Via Cà del Pina, 1
Loc. Mattonara
San Pietro in Cariano (Vr)
Celestino l’ho conosciuto qualche anno fa a Terroir di Vino a Genova. Poi l’ho rivisto a Roma durante la degustazione dei tre bicchieri del Gambero Rosso, invece Marta l’ho conosciuta al Merano Winefestival 2014, lei era sul palco degli estremi con la sua azienda, un palco che mi piace da sempre e dove finisce il mio Winefestival con la bellissima foto di gruppo. La simpatia, oltre alla consapevolezza che nella sua azienda si fanno vini buoni, è nata immediatamente. Lei poi mi aveva invitato all’inaugurazione della sua nuova cantina a San Pietro in Cariano, dove purtroppo non sono potuto andare, ma ciò mi scatenò una voglia di andarla a visitare, immaginando di vedere una gran bella cantina e una gran bella famiglia, oltre che trovarvi vini buoni e ottimi, ma questo già lo so. Il mio Vinitaly inizia sempre qualche giorno prima, per le varie manifestazioni che ci sono in concomitanza. Quindi eccomi il giovedì pomeriggio pre Vinitaly a visitare la cantina, Marta ha un po’ da fare e ci affida a suo cugino, una persona che dire eclettica è poco, da subito capisco che oltre a interessante la visita sarà anche divertente. Il divertimento inizia da subito. L’entrata della cantina è molto bella, ti lascia a domande da fare, la foglia racchiusa in un pentagono, il nome Zymè, vedremo. Entrando dalla porta principale si accede al punto vendita, dove la cosa che affascina di più è il pavimento trasparente con sotto la piantina delle vigne. Ritorno all’esterno per vedere la facciata della cantina, mi intriga, mi mette tanta curiosità, mi piace. Appena entrati la pulizia regna sovrana, ad attenderci Mario, nipote di Celestino e di Giuseppe Quintarelli. Del nonno ha raccontato aneddoti simpatici che riportarli non renderebbero come ascoltandoli dal vivo, un motivo in più per fare una visita. Le risate ci sono, la bellezza aumenta, i pentagoni aumentano, la storia del pozzo o del crollo che scopre l’acqua è da farsi raccontare sul posto. Davanti allo storico dell’azienda il pentagono viene svelato, le cinque punte rappresentano i cinque principali elementi per la produzione del vino: uomo-vite-terra-sole-acqua. Si sale a piedi e Mario dice: “non siete stanchi?”. Alla prima volta che lo dice non ci faccio caso, alla seconda capisco perché lo dice, perché vorrebbe che ci appoggiassimo al passamano che non è altro che una tubazione a caduta per non usare pompe per travasare i vini. E’ molto bella complimenti davvero. Poi la cantina si allunga senza sapere dove, le botti di legno sono incastrate tra le rocce e qualche opera d’arte. Le foglie, le facce, l’arlecchino, tutto è ben fatto, tutto è ben messo. Si sale ancora e si sale per andare a degustare, un ascensore bellissimo ci porta sulla sala degustazione. Si rincontra Marta, le sue sorelle, la sua mamma e Celestino a dimostrare che la famiglia c’è, tutta compatta. Ma Mario ci aspetta, i vini non sono pochi e il tempo corre. Eccola la degustazione:
From Black to white 2014 da 4 uve a bacca bianca, un vino piacevole, di cui ti vien voglia di berlo e berlo ancora per capirne bene quello che ti da’ oggi e forse domani (83);
Valpolicella Reverie 2014, dalle 4 uve che si coltivano in Valpolicella, un vino di pronta beva, da abbinare con salumi a inizio pasto (83);
Valpolicella Classico Superiore 2010, eccolo il primo che mi colpisce sempre, anche oggi ha fatto il suo (87);
Oseleta IGP Provincia di Verona 2009, Oseleta al 100% un vino da sentire, da risentire, un vino che non so che diventerà, incuriosisce (??);
Kairos 2009, un vino tanti colori, tanti uvaggi, da bianchi a rossi, un vino che a volte mi piace, a volte mi dice di aspettarlo, un vino che ti fa scoprire tante sfaccettature, un vino che vorrei tenere lì e ogni tanto andarlo ad assaggiare, anche a distanza di giorni (84) un Arlecchino, preludio al prossimo;
Harlequin 2007 altra combinazione di 16 uvaggi, si combinano? Non si combinano … lui è un vino che beato chi ne avrà tra non so quanti anni, un vino che ti dice: Tienimi con te ne vedremo delle buone (86);
Amarone Classico della Valpolicella 2007, un vino che mi piace tantissimo ed è preludio a un capolavoro, lo terrei con me in ogni attimo del giorno per ammirarlo e berne un piccolo sorso ogni tanto con gran piacere (90);
Amarone Classico della Valpolicella Riserva La Mattonara 2003, nella mente e in ogni parte di me ricordo la prima volta che assaggiai La Riserva La Mattonara, era il 2001, rimasi basito, stupito da tanta qualità, lo riassaggiai altre volte e ogni volta era un’emozione, oggi mi sono trovato per la seconda volta davanti a La Mattonara 2003 e per la seconda volta la mia bocca si è riempita di tutto quello che un grande vino può dare, impressionante oggi, domani e chissà per quanto ancora (94).
Chiaramente la degustazione è stata accompagnata dai tanti aneddoti di Mario e con la descrizione dei vini, della storia di Zymè; questa è stata la spiegazione del nome: è’ un termine greco il cui significato è lievito. La spiegazione dell’esterno è stata: è la foglia stilizzata al microscopio e riportata sulla facciata della cantina, visibile da ogni parte dove si vede l’esterno, visibile in modo particolare e bellissimo dalla sala degustazione. Alla fine della degustazione si fa la presentazione del resto della famiglia, passa anche Celestino che deve correre a una riunione della FIVI, quindi saluti, foto e tanti complimenti. Una visita e dei vini che consiglio a tutti, una visita e dei vini che spero di ripetere perché la cantina deve essere ancora terminata e ci saranno ancora diverse cose bellissime come tutte quelle che ci sono adesso.
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